La normativa sulla videosorveglianza viene regolamentata direttamente dal Garante della Privacy. Questo perché si tratta di un’attività molto invasiva che rischia di violare la privacy delle persone, soprattutto se riprese in maniera inconsapevole.

Non si tratta del solito eccesso normativo italiano, ma di una tutela nei confronti di tutti che va rispettata. Non conoscere le normative sulla videosorveglianza significa rischiare ammende che superano i 10.000 euro o ritrovarsi in cause penali. Ecco un esempio concreto.
Ingiunzione del 2 febbraio 2019
Il Garante della Privacy ha sanzionato la titolare di un’attività commerciale in provincia di Verona per un’ammontare di 11.940 euro. Dopo alcune verifiche effettuato, è emerso che la titolare conservava le immagini riprese con la videocamera di sicurezza per tempi superiori a quelli consentiti (il massimo stabilito per quell’attività era 7 giorni).
Attenzione quindi a sistemare impianti di videosorveglianza in maniera artigianale e senza consultare un tecnico. Si rischiano multe molto salate.
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Videosorveglianza, normativa con il GDPR
Negli ultimi anni gli impianti di videosorveglianza si sono sempre più diffusi, visto che rappresentano un’ottimo deterrente contro furti e intrusioni.
La videosorveglianza sui luoghi di lavoro viene utilizzata anche per ottimizzare la produttività, tuttavia si scontra pesantemente con le disposizioni in materia di tutela della privacy del GDPR (Regolamento Europeo 2016/679). Da sempre la normativa ha cercato di trovare un compromesso tra l’esigenza di ridurre il numero di reati legati ai furti e il diritto alla riservatezza di chi viene ripreso.
La normativa sulla videosorveglianza privata
Chiunque ha il diritto di installare delle videocamere di sicurezza all’interno di uno spazio privato e non è necessario richiedere il consenso di nessuno.
Se le riprese invece riguardano spazi collettivi (condomini o aree comuni) o luoghi di passaggio pubblico, bisogna fare molta attenzione a cosa si inquadra. In ogni caso bisogna richiedere il consenso degli altri condomini e inserire almeno un cartello che avvisa che l‘area è videosorvegliata.
E’ importante sottolineare che chi detiene le immagini non può visionarle quando vuole, come se fosse un proprio canale video privato. Le immagini possono essere visionate solo nel caso in cui si verifichi un reato alla proprietà protetta.
Normativa videosorveglianza sui luoghi di lavoro
Il datore di lavoro NON PUO’ IN NESSUN CASO controllare i propri dipendenti con un sistema di videosorveglianza, né può giustificare dei provvedimenti disciplinari in base alle immagini ottenute.
Le sanzioni sono molto severe – a volte anche penali – per chi utilizza questo tipo di impianto in maniera impropria. Inoltre non possono essere installate ovunque: no spogliatoi, bagni o ambienti simili. Non possono essere utilizzate telecamere finte perché violano i 4 principi stabiliti dal Garante che vedremo a breve.
I capisaldi della normativa sulla videosorveglianza
Come precisa anche il sito dei Carabinieri, questo impianto di protezione deve avvenire rispettando 3 principi:
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principio di liceità: questo vuol dire che i dati personali devono essere trattati secondo le disposizioni di legge.
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principio di necessità: l’impianto deve essere davvero necessario per perseguire degli obiettivi (sicurezza, deterrente ai furti, …). Va escluso ogni utilizzo superfluo.
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principio di proporzionalità: le videocamere di sicurezze devono essere solo l’ultima possibilità, cioè nel caso in cui tutte le altre misure adottate si rivelino insufficienti o non siano praticamente attuabili.
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principio di finalità: l’installazione di un impianto di videosorveglianza deve perseguire degli obiettivi di tutela della proprietà privata e non di quella pubblica.
Obblighi normativi sulla videosorveglianza
Il DM 37/08 stabilisce che anche gli impianti di videosorveglianza devono essere installati da tecnici professionisti abilitati che al termine sono tenuti a rilasciare una dichiarazione di conformità dell’impianto, così come per gli impianti elettrici.
Sul cartello deve essere riportato il titolare del trattamento dati e il fine della ripresa. Solo gli incaricati al trattamento possono visionare le immagini e solo se c’è una reale necessità.

Quindi a meno che non si tratti di un sistema montato su uno spazio di proprietà e che monitori un suolo privato, l’impianto di videosorveglianza non si può improvvisare. Anche nei condomini, l’amministratore deve essere consapevole
Quanto tempo possono essere conservate le riprese?
Le riprese possono essere conservate al massimo per 24 ore, poi vanno cancellate. Solo alcuni tipi di attività, come le banche o alcuni enti locali possono conservare le immagini fino a 7 giorni.
I soggetti ripresi devono poter accedere ai video in cui sono stati ripresi, così da verificare le modalità di utilizzo del sistema.
Alcuni casi pratici
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All’interno della propria abitazione può essere installato un sistema di videosorveglianza. Non possono essere utilizzate però per controllare eventuali lavoratori presenti come collaboratori domestici, baby sitter, badanti…
- Non è consentito l’uso di telecamere all’interno di aule universitarie. Possono essere installate invece nelle scuole, a patto che rispettino le indicazioni del garante.
- Le telecamere di sicurezza non possono essere utilizzate per monitorare le prestazioni dei dipendenti o di lavoratori. In questo caso esiste una regolamentazione a parte (art.88 GDPR, art.4 dello Statuto dei Lavoratori, D.Lgs 151/2015.
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